Nutripuntura nel gioco delle polarità
Dopo anni di femminismo e cambiamenti radicali nel mondo lavorativo e famigliare, può sembrare strano riparlare di polarità femminili e maschili. Eppure è un argomento quanto mai attuale, perché se alcune differenziazioni rigide sono saltate e hanno portato a maggiore parità tra i sessi, le differenze distintive e comportamentali si sono confuse ancora di più.
La donna è entrata in un mondo del lavoro creato essenzialmente dagli uomini, ricco di valori competitivi, orari compressi, esigenze di prestazioni al limite di quei ritmi che le sono naturali. Dare sempre di più, dimostrare di esserne capace, coprire ruoli sempre più impegnativi. Con un prezzo sulla qualità della vita e sulla gestione del nucleo familiare che conosciamo bene. Ma soprattutto con la tendenza a perdere quello specifico di accoglienza, dolcezza, ascolto e seduttività che potrebbero sembrare indice di debolezza.
Ma siamo davvero più forti se assomigliamo agli uomini? O non stiamo invece snaturando quello che siamo davvero? E non potremmo invece essere più determinanti proprio nell’essere semplicemente quello che siamo, semplicemente Donne? Si, è vero, ci sono ambienti di lavoro particolarmente difficili, come la chirurgia, l’ingegneria, le banche, la politica qui professionalità e femminilità si respingono come due poli opposti. Eppure la sfida è proprio questa: rispettare e amare ciò che siamo, senza accontentare un sistema che vuole accomunarci in una massa informe, continuando a presentare stereotipi erotici e pubblicitari standardizzati.
Dall’altra parte l’uomo, spalleggiato da una cultura consumistica e tecnologica, proiettato nell’arroganza dell’abitante “più intelligente”, continua a usare e consumare la Terra in cui vive, senza alcun rispetto del ciclo della vita e della sussistenza della natura. Spaventato nei confronti di una donna spesso aggressiva e decisa, non riesce più a confrontarsi con lei, ricorrendo così a sistemi di sopravvivenza comunicativa: la tratta come un’amica alla pari, o una madre-infermiera o semplicemente la consuma… in una relazione superficiale dove non si investe niente e non ci si arricchisce di niente.
Questa analisi non vuole affatto essere pessimista, semplicemente cerca di trovare chiavi di apertura che possano portare ad un vero confronto tra un uomo e una donna, ambedue felici di essere riconosciuti dall’altro nella propria polarità, ma anche disponibili a riconoscere l’altro. Le due cose sono strettamente legate tra loro!
Non è un caso che l’omosessualità maschile e femminile stia dilagando e che l’istituzione della famiglia sia profondamente in crisi. La ricerca e l’esperienza della propria polarità all’interno dei rapporti affettivi e all’interno del lavoro, costituisce secondo me, una delle chiavi per una vita più sana, più felice, più armoniosa.
Poter camminare come una donna, fare il medico come una donna, parlare come una donna, far l’amore come una donna, vestire come una donna, stare con gli amici come una donna, cucinare come una donna…
E lo stesso per un uomo in tutti gli aspetti della sua vita!
Questa realtà ovviamente si esalta nel rapporto a due, ora più che mai da reinventare…o più semplicemente da ritrovare. Lo so, non è così facile definire in poche parole cosa è specificamente femminile e maschile, le parole potrebbero risultare riduttive su tutte quelle sfumature che fanno parte della vita.
Osservando la nostra corporeità, la relazione sessuale e i simbolismi ancestrali e culturali, è facile immaginare l’uomo nel suo proiettarsi all’esterno, col suo ingegno, il desiderio di conquista, il bisogno di creare un’esistenza più comoda. Gli stessi spermatozoi, che attraversano l’utero per fecondare l’ovulo e far manifestare la vita, dimostrano bene questa capacità proiettiva.
L’ovulo aspetta di essere attivato… come la Terra di essere seminata, per far manifestare la vita in tutte le sue potenzialità. La donna, come la Terra, accoglie, ha in sé i misteri della vita. Il suo ruolo, tutt’altro che passivo, ha bisogno dell’uomo per essere “illuminata” e manifestarsi nel pieno della sua femminilità (usando un concetto caro al dottor Veret, che ha ben studiato il tema delle polarità).
Purtroppo la situazione attuale non si esprime esattamente così, l’uomo si è allontanato dalla Terra, la usa e spesso la impoverisce nella sua arroganza. Egli vuole spesso dimostrare la superiorità sulla donna, e invece di “illuminarla” cerca di distruggerla, abusarla, consumarla.
La nutripuntura, che utilizza una serie di rimedi a base di oligoelementi, si interessa tantissimo al tema della polarità sessuata, grazie alle ricerche del dottor Veret su quelle che definisce le “pulsioni vitali” (è stato pubblicato di recente un libro di Cristina Cuomo sull’argomento).
L’osservazione della polarità riguarda molti aspetti: la voce (più baritonale quella maschile), la postura (col bacino più ruotato in avanti in quella femminile), la gestualità, il modo di porsi (più semplice e diretto quello maschile), ecc.
Con Pulsione Vitale ci si riferisce a quel “primo movimento” istintivo che ci porta verso l’altro e che col tempo diventa un modo di comportarsi, un’attitudine, più o meno strutturata, che usiamo nel rapporto con l’altro sesso. Insomma lo studio delle varie modalità comportamentali sessuate.
Abbiamo ad esempio i tipi fusionali, che si identificano completamente con l’altro, perdendo la propria individualità. Che sia per debolezza, o per accontentare l’altro, o per detenere potere sull’altro… il risultato non cambia, si perde il senso della propria unicità e non si riconosce più l’altro nella sua indipendenza. Nel mondo femminile è frequente e immaginabile (ad es. tra sorelle o amiche del cuore, o tra una madre e una figlia), ma si trova anche nel cameratismo goliardico maschile (al militare o nei collegi..)
Al contrario i tipi non fusionali, non condividono niente con l’altro, vivono senza averne bisogno, o meglio, non rifiutano le relazioni ma restano nel loro, senza coinvolgersi più di tanto (es. nel mondo della moda o nei seduttori latin lover…).
Poi ci sono i tipi conflittuali, distruttivi, che nelle dinamiche uomo.donna cercano sempre di contrastare l’altro o farsi distruggere. Tensioni, rifiuti, limitazioni, a volte aggressività, violenza, abusi.
Frequente è anche quella che è definita neutralità, una sorta di limbo indistinto dove non ci si esprime né in una modalità maschile né femminile, come una sorta di stand by, in cui non si sente bisogno di polarità, “si può vivere senza amore”, “maschile e femminile sono la stessa cosa”…
A volte questo limbo diventa un vero a proprio atteggiamento infantile, tipico degli eterni Peter Pan, bambini anche a 50 anni, dove l’integrazione adolescenziale non è mai attecchita.
Naturalmente questi esempi proposti nascono spesso da esperienze vissute nella propria famiglia d’origine dove le dinamiche edipiche costituiscono il primo confronto polare con il primo uomo e la prima donna della nostra vita (i genitori..) e se le fasi di confronto non sono state integrate, si riportano pari pari nella vita adulta. Se i genitori ad es. ci hanno sempre trattato come eterni bambini, riproporremo questo modello anche nel lavoro, nel rapporto col partner.
C’è da dire che i nostri comportamenti non sono sempre gli stessi, dipendono dalle fasi di vita, dalle situazioni ambientali, dalle persone con cui ci relazioniamo, se abbiamo a che fare con un uomo o con una donna.
I nutri sono straordinari perchè non solo riescono a individuare la dinamica comunicativa (attraverso il colloquio, l’ascolto della voce, la postura, i racconti, i test diagnostici) ma con opportune sequenze di rimedi, possono armonizzare le attitudini cristallizzate. Può sembrare incredibile, ma si notano miglioramenti tangibili nel comportamento, nelle relazioni umane quotidiane, nel rapporto di coppia. La persona si sente al meglio della propria espressività e della polarità sessuata specifica. Anche le problematiche ormonali possono migliorare notevolmente, specie nelle donne con attitudini maschili e neutrali. A livello psicologico, un uomo può sentirsi più sicuro di sé, più radicato, più attento nel rapporto a due. Una donna può riconoscersi di più nella sua dolcezza, nella sua seduttività, nella sua voce più vera…
Difficile spiegare la gioia che può dare osservare questi cambiamenti, sentire l’armonizzazione di tutte queste pulsioni che in fondo, non sono state altro che reazioni di sopravvivenza rispetto a traumi, abbandoni, violenze, conflitti. Integrare ciò che è successo, anche se non lo si può dimenticare, significa andare avanti, in un nuovo progetto di vita. Una vita che ci permetta di essere più veri, senza compensi, senza compromessi, ma semplicemente uomini e donne insieme.
- riconoscersi nella propria polarità
- insieme davanti a una prospettiva